Cronaca – 14.01.2009
14 Gennaio 2009
Il pm Giuseppe Lombardi: «Gli incidenti in fabbrica non sono morti bianche»
«Non si può morire di lavoro. Per questo voglio capire non solo cos’è successo ma anche perché è potuto accadere. Non si possono chiamare morti bianche gli incidenti in fabbrica: sono veri omicidi, destinati a ripetersi se non si interviene immediatamente».
Lo ha dichiarato ieri il sostituto procuratore della Repubblica Giuseppe Lombardi. Da lunedì mattina sta dirigendo l’inchiesta sulla morte di Dusan Poldini e a breve scadenza dovrebbe individuare i responsabili di quanto è accaduto sulla banchina della ferriera. Ieri il magistrato ha iniziato a esaminare i protocolli di sicurezza adottati dallo stabilimento in base al recente Testo unico che ha integrato la legge 626. Sono finiti sotto la lente di ingrandimento i metodi e le procedure che obbligatoriamente devono definire tutti gli adempimenti, individuando anche i responsabili di questo o quel settore e di ogni procedura. In sintesi nomi, cognomi, ruoli.
«Dobbiamo capire se le disposizioni sono state correttamente impartite agli operai» ha detto il magistrato. «Non bastano le circolari affisse in bacheca: devono essere illustrate ai dipendenti e soprattutto applicate e fatte rispettare da chi ha assunto queste responsabilità. La dinamica dell’infortunio è pacifica. Ora dobbiamo comprenderne i motivi. La sicurezza sui posti di lavoro è un fatto prioritario, fondamentale».
Il Testo unico sulla sicurezza definisce con precisione tutte le fasi lavorative di ciascun stabilimento. Oltre alla formazione del personale la legge indica, ad esempio, anche come devono essere eseguite in sicurezza le procedure di manutenzione. Compresa quella della gru maledetta. Ogni intervento ha un suo responsabile predefinito e gli incaricati delle manutenzioni, quando devono intervenire in un reparto, hanno l’obbligo di presentarsi al capostruttura che adotta le misure previste dal protocollo. Perchè sulla banchina non è accaduto? Esisteva l’obbligo che il gruista e il manutentore fossero in contatto via radio? Quando è intervenuto Dusan Poldini, la corrente elettrica non avrebbe dovuto essere tolta dall’area della gru?
Per rispondere a queste domande i tecnici dell’Asl stanno lavorando su due fronti: verificano il funzionamento della gru, costruita nel 1962 ma tenuta sempre sotto controllo tant è che le verifiche di legge sono state sempre superate. E stanno accertando l’ora della morte. Alle 9.30 un operaio ricorda di aver visto Dusan Poldini accanto a una macchinetta del caffè. L’allarme è scattato alle 10.30, quando attorno alle due gru impegnata nello scarico di una nave, lavoravano una ventina di persone. In quei 60 minuti nessuno ha udito grida o invocazioni di aiuto. Tra la banchina e lo scafo rimbalzava solo il sordo rumore delle macchine e degli ingranaggi.
il Piccolo, 14 gennaio 2009 di CLAUDIO ERNÈ