“Un gruppo di artisti, la compagnia Rossolevante di Arbatax sulla costa orientale della Sardegna, che si mette a disposizione di una storia straordinaria per farne uno spettacolo. Uno spettacolo politico certo, un tempo si sarebbe detto quasi «agit prop», e che invece ha una potenza poetica impressionante, anche se la storia che narra è quella di un dramma.

In meno di un’ora, scorre sulla scena non solo il racconto della tragedia, ma anche tutto il flusso di sentimenti, reazioni, strumenti e ammonizioni che da quella esperienza nascono. E che possono avere un senso civile ed esistenziale per tutti gli spettatori, non solo per quelli che abitualmente devono fare i conti con la sicurezza sul proprio posto di lavoro.

Ma non c’è facile spirito consolatorio in quel racconto (…) fuori di ogni retorica e ipocrisia il tema viene affrontato in positivo, tra le parole e i versi dello stesso Mereu, e l’accompagnamento suadente delle musiche di Brioni su fisarmonica, chitarra e armonica.

Ci sono momenti sconvolgenti, ed altri dolcissimi, come quella piuma che volando dà peso specifico solidissimo a emozioni e dolori che il caso insinua nella vita quotidiana. E che alla fine, in uno swing cantato a quattro voci, apre uno squarcio di struggente speranza per il futuro.”

Gianfranco Capitta, critico teatrale

La denuncia delle morti e dell’inquinamento da amianto è il tema della serata di teatro civile che vede come promotori dello spettacolo “A come Amianto”, di e con Ulderico Pesce, l’Associazione Esposti Amianto di Monfalcone e Carico Sospeso. Lo spettacolo teatrale, previsto per domenica 21 ottobre alle ore 20.30 presso il Teatro Comunale di Monfalcone, racconta attraverso una storia d’amore di due giovani la tragedia delle morti causate dall’amianto, tragedia simbolo di altre simili, accadute e che stanno accadendo. Perchè l’immane tragedia provocata dal massiccio impiego dell’amianto a scopo di profitto sia chiusa in maniera definitiva, affrontando le questioni ancora aperte delle malattie, dei risarcimenti e delle bonifiche ambientali; Monfalcone è una della città simbolo della tragedia amianto e con questa iniziativa vogliamo ricordare che si terrà dal 22 al 24 novembre a Venezia la Conferenza Nazionale sull’Amianto.

Protagonista di “A come Amianto” è l’attore e registra teatrale Ulderico Pesce, direttore del Centro Mediterraneo delle Arti, una compagnia teatrale riconosciuta dal Ministero delle Attività culturali sempre in prima fila nell’affrontare l’attualità con grande impegno civile attraverso la forma dello spettacolo di denuncia, uno dei pochi strumenti di comunicazione che permette a tutti noi di accedere ad un’informazione indipendente. Ulderico Pesce con questa forma di spettacolo sostiene che “il teatro si debba riappropriare di quella capacità di risveglio della coscienza critica che gli era propria nell’Antica Grecia. Per questo ha senso portarlo dentro la quotidianità della gente”.

Nell’affrontare la questione Monfalcone Ulderico Pesce dichiara: “ho intervistato le vedove degli operai della Fincantieri di Monfalcone, dove venivano costruite eleganti navi le cui tubature e le cui cabine venivano spruzzate con polvere di amianto per renderle ignifughe, alcune di queste vedove mi hanno regalato le radiografie ai polmoni che facevano ai mariti dove si evince che un polmone è del tutto scomparso. Le parole e gli occhi di molte persone mi hanno provocato sofferenza, rabbia, e volontà di comunicare quello che ho visto.”

Le associazioni Carico Sospeso ed Esposti Amianto invitano la cittadinanza a partecipare all’evento “A come Amianto” domenica 21 ottobre presso il Teatro Comunale di Monfalcone.

 

-“Vorrei essere amianto per attrarre la tua attenzione.
-L’amianto entra nei polmoni tu mi sei entrata nel cuore.”

A come… Amianto è la storia d’amore tra Nico e Maria. Il primo mira a diventare un giornalista d’inchiesta, pertanto gira l’Italia con una telecamera alla ricerca di informazioni sull’amianto; Maria, invece, vuole diventare cantante e frequenta il conservatorio.

Nico ama Maria ma è molto preso dalle sue inchieste giornalistiche che lo portano in varie città italiane dove l’amianto ha seminato morte, i dati parlano di 3.700 deceduti in quindici anni, e prevedono 30.000 morti entro il 2030.

E così ritroviamo Nico in luoghi come Casale Monferrato (AL), dove la ETERNIT, fabbricava per l’appunto l’eternit, dal latino aeternitas, eternità, un miscuglio di cemento e amianto, che costava poco, aveva un’alta lavorabilità ed era isolante dal freddo e dal fuoco, usato per le coperture delle case e dei capannoni, per fabbricare tubature idriche di cui sono ancora pini gli acquedotti italiani.

Altro luogo dove ritroviamo Nico è Roma, dove all’Eur, il 24 luglio del 2008, l’Amministrazione comunale fece implodere, grazie all’uso del tritolo, il Velodromo al cui interno, secondo la relazione dell’ASL, erano presenti 130 chili di materiali in cemento amianto e ben 4.535 chili di materiali contenenti amianto. Parte consistente di questi materiali, dopo l’implosione, si liberarono in una nuvola bianca che disperdendosi nell’aria invase pericolosamente la capitale d’Italia. Per far crollare i 66mila metri quadrati del Velodromo, giudicato da molti giornali sportivi: “la pista ciclabile migliore del mondo”, realizzata per le Olimpiadi degli anni ’60, furono utilizzate dal Genio Civile 1.800 cariche di tritolo. La società Eur spa proprietaria del Velodromo, società pubblica del Ministero del Tesoro e del Comune di Roma, non avvertì l’Asl dell’imminente esplosione.

Altri luoghi determinanti per le ricerche di Nico sono Monfalcone (GO), dove dal 1907 si fabbricano navi coibendate con l’amianto; Balangero (TO), dove c’è la più grande cava di amianto di tutta Europa; Biancavilla (CT), una cittadina di 23mila abitanti, circondata da rocce ricche di amianto e Sesto San Giovanni (MI), dove grandi fabbriche quali la Breda, la Falk, la Magneti Marelli, hanno utilizzato l’amianto sin dagli inizi del Novecento.

Ed è proprio a Sesto San Giovanni che Nico vive con il padre Giambattista, operaio alla Breda Fucine, reparto saldatura, dove i lavoratori sono stati esposti all’amianto fino al 1992, anno in cui lo Stato italiano, con un apposita legge, ne ha vietato l’utilizzazione e l’estrazione. Le Istituzioni italiane, con il caso amianto, fanno parlare del “paese della vergogna” perché, mettendo al bando l’amianto solo nel 1992, hanno nascosto per circa un secolo quanto altri sapevano già dal 1898: “l’amianto è altamente cancerogeno.” Ma il problema amianto non è finito nel 1992 perché esistono intere aree da bonificare, un’infinità di prodotti ancora in uso costruiti con l’amianto e soprattutto in molti Stati, come il Canada, ancora è consentito produrre derivati dall’amianto che ancora oggi vengono esportati in Africa, Asia e America Latina.

E’ tale l’amore che Maria ha per lui che, nel tentativo di avvicinarlo di più, comincia a girare anche lei alla ricerca di materiale sull’amianto. E così la ritroviamo a Milano, a casa di Mantovani, il siparista del Teatro alla Scala di Milano che ha un cancro ai polmoni provocatogli proprio dal sipario taglia fuoco, costruito in amianto, che divideva la platea dal palcoscenico.

Grazie all’aiuto che Maria dà a Nico il rapporto si arricchisce e diventa più solido, e quando poi il padre di Nico scoprirà di avere un mesotelioma per aver inalato fibre di amianto in Breda, il loro amore diventa forte come una roccia di amianto.

 

 

19 maggio 2011 ore 18.00

5 Maggio 2011

3,06

30 Novembre 2009

Un grazie di cuore a tutti quanti…

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3,06 – sabato 28.11.2009

12 Novembre 2009

volantino

CARICO SOSPESO rinnova l’appuntamento annuale di novembre… una serata per ricordare Franco, per rompere il silenzio verso tutte le morti sul lavoro, per creare una rete di solidarietà che faccia sì che non succeda mai più…

3,06 è il freddo dato statistico medio di caduti sul lavoro, senza contare le migliaia di invalidi permanenti ogni anno; sta a significare che ancora oggi di lavoro si muore o si rimane invalidi per tutta la vita. Ogni giorno sempre di più sia lavoratori italiani che stranieri vengono immolati sull´altare del profitto e della facile retorica di circostanza.

Le morti sul lavoro rappresentano uno stillicidio continuo che colpisce la società reale. Gli infortuni come tutti gli eventi che investono la salute di chi lavora non sono il frutto del caso, della fatalità, dell´ineluttabilità, né possono essere banalmente attribuiti all´imperizia ed alla disattenzione dei lavoratori: sono causati da uno scarso radicamento complessivo della cultura della sicurezza, da un sistema generale di formazione,  prevenzione, vigilanza non adeguato alle esigenze e alle necessità.

Ma anche da una produzione e da una organizzazione del lavoro fondata su di una ricerca esasperata della produttività, su ritmi di lavoro sempre più intensi, su appalti e subappalti fondati sul massimo ribasso, sul profitto attraverso la riduzione continua dei costi, a partire proprio da quelli per la sicurezza, da una mancanza inoltre di supporto alla valutazione e gestione dei rischi ed alla formazione nei confronti delle microimprese. Anche in tempi di crisi, non si puo’ risparmiare sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Artisti

Segnalata tra i migliori nuovi talenti del jazz italiano nella classifica“TOP JAZZ 2002”, Alessandra Franco si esibisce in Italia come cantante di jazz, musica etnica (in particolare fado portoghese, tango e canzoni da diverse parti del mondo: dal Sud America, a Capo Verde, alla Grecia e Balcani, alla Russia, a Napoli) e musica improvvisata, collaborando con diversi artisti (danzatori, attori, scultori, performers) nella creazione di nuovi spettacoli e performance.
Attiva anche nel campo della ricerca vocale, collabora con gruppi di musica elettronica ed ha al suo attivo diverse incisioni e collaborazioni con musicisti di jazz quali: Dino Saluzzi, Anya Lechner, U.T.Gandhi, Giovanni Maier, Andrea Allione, Nevio Zaninotto, Zeno Derossi, Riccardo Morpurgo, Bruno Romani, Flavio Davanzo, Maurizio Ravalico, Eduardo Contizanetti, Daniele Dagaro, Giuliano Tull, Andrea Lombardini, Ermes Gherardini, Marco Collazzoni, Stefano Solani, Alessandro Cristilli, Alessandro Ricci.

Sergio Giangaspero, chitarrista, dopo aver iniziato gli studi classici, scopre sin da giovanissimo una grande passione per la musica brasiliana: si specializza, dunque, sulla letteratura musicale popolare e d’autore del Brasile. Ha suonato e suona con diverse formazioni, e accosta al consolidato repertorio brasiliano, anche le musiche tradizionali e caratteristiche di altri paesi e culture (dal Fado portoghese al Tango argentino, dalle Canciones spagnole alla musica Yiddish). L’energia della sue interpretazioni trova l’espressione più diretta nella cura degli arrangiamenti e nella pertinenza delle scelte stilistiche: ogni pagina riflette le atmosfere della terra di cui è testimone. La saudade brasiliana è qualcosa di intraducibile per chi abita in Europa; anche l’allegria di quel Paese porta con sé una condizione del vivere, un’esperienza che va al di là del nostro comune modo di sentire. Qualunque sia la formazione, dalle interpretazioni di Giangaspero, solitamente curatore degli adattamenti ai diversi organici, si stagliano i colori, i movimenti, le nostalgie, gli umori della terra di Rio e Bahia. Ha collaborato e collabora con Alessandra Franco, Denise Dantas, Ornella Serafini, Martina Feri, Sara Piran, Andrea Zullian, Luca Demicheli, Pai Benni e molti altri.

Formatosi nella primavera dell’ormai remoto 2001, il gruppo musicale The Rebus propone un repertorio di composizioni proprie che possono essere globalmente catalogate come hard rock progressive. Tutti i componenti del complesso, a questo punto mediamente più che trentenni, vantano diversificate esperienze musicali con formazioni più o meno note nel panorama artistico friulano con qualche sporadico ammiccamento anche al Veneto, alcuni nomi in particolare Treno degli Specchi, Ronin, Hot Room, Sioux Age, Dear & I e i più recenti Corente Kontinua, senza togliere assolutamente meriti ad altre interessanti e costruttive singole collaborazioni.
Il combo ha all’attivo quattro anni abbondanti di concerti dal vivo ripartiti tra locali, birrerie, festival e concorsi; di particolare rilievo sono da menzionare un ottimo secondo piazzamento (su cinquanta gruppi concorrenti) al concorso per complessi musicali tenutosi a Palazzolo dello Stella (Ud) nella primavera del 2003 e la partecipazione ad un’importante kermesse contro l’amianto svoltasi nell’estate del 2003 a Staranzano (Go) che, tra gli altri, ha visto partecipare anche Elisa, cantante nostrana di notorietà internazionale che non necessita certo di presentazione. La band ha inoltre inciso due lavori discografici completamente autoprodotti e autodistribuiti, il primo omonimo risale al 2002 mentre il secondo, dal titolo “Acroterius”, è stato registrato a cavallo tra il 2004 ed il 2005.

Il gruppo Soul Circus nasce nel maggio del 2002 dalla necessità di sviluppare un percorso musicale espressivo-conoscitivo, attraverso il canto degli spirituals (canto religioso dei neri afroamericani), un genere che arriva dall’anima (soul) di un popolo fiero, che mai si e’ allontanato dalle proprie radici, pur essendo stato “sradicato” con violenza dalla propria Terra Madre, L’Africa.
I coristi si differenziano per età, esperienze musicali e credo religiosi ma li unisce un unico denominatore comune: la passione e l’amore per il canto.
Nelle sue esibizioni il gruppo è coadiuvato dall’operato di un pianista, due percussionisti ed un direttore d’esecuzione; quest’ultimo, il maestro Massimo Devitor (anche fondatore del gruppo), è cantante professionista votato alla cura delle singole voci e dei manierismi propri dell’interpretazione Gospel, permettendo ai cantanti di esprimersi sviluppando lo “strumento primo”, la voce , approfondendo anche gli aspetti della stessa che in ambito classico sono misconosciuti.

Lucio Cosentino inizia lo studio della batteria nel 1978 perfezionandosi presso il conservatorio “Tartini” di Trieste. Suona con vari gruppi anche di fama internazionale incidendo alcuni dischi: RUNNING STREAM (2 dichi vinile) , FLEXI GANG (Troppa confusione, vinile) , ESTENSIONE EST ( 1 cassetta). Dal 1991 si avvicina alla cultura e alla musica tradizionale africana attraverso lo studio del djembe seguendo gli insegnamenti di BRUNO ROSE GENERO. Perfeziona la sua tecnica direttamente in Africa con il Maestro SAIDOU D. (BURKINA FASO) e con il musicista “griot” KISSIMA DJABATE (SENEGAL) e con i Maestri MAMADY KEITA, FAMADOU KONATE, SOULEYMANE CAMARA'(GUINEA) e i solisti del “Ballet National” in MALI. Nel 1995 assieme ad altri musicisti forma il gruppo dei “FROA” e poi dei “JARABI'” esibendosi in diverse manifestazioni nazionali anche con il supporto di danzatrici. Collabora con il danzatore ADAILTON DE SOSA BARBOSA per la realizzazione dello spettacolo “Candomblè'”(rappresentazione delle divinità afro-brasiliane) messo in scena al Teatro Comunale di Ferrara nel 1996. Assieme ad altri soci forma l’associazione culurale “RITMI URBANI”(di cui è presidente) per lo studio e la divulgazione delle culture degli altri popoli. Con viaggi in GUINEA oltre allo studio delle culture Susu e Malinkè si è occupato di portare aiuti umanitari nei villaggi.

Ousmane Bangoura, originario della Guinea, dall’età di dieci anni nel mondo delle percussioni, nel ’96 fonda il gruppo di gongoma (strumento tradizionale dell’etnia Susu) e canto Les espoire de Coronthie. Dal 2001 vive stabilmente in Italia, a Monfalcone, dove ha inciso il suo primo CD Sadakhui (fede nuziale in lingua susu).

Avanti Pop

23 Gennaio 2009

Un grazie sentito da tutti noi per l’indimenticabile serata di ieri ad Andrea e Maurizio dei Têtes de Bois, a Luisa ed ai suoi ragazzi del Laboratorio FareTeatro, a tutti i volontari del Centro Giovani ed a tutti voi che avete partecipato… alla prossima!

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